La Coltivazione

Ecco come si coltiva il riso biologico nella piana di Catania

Attenzione alle pratiche colturali, dalla semina all’irrigazione fino alle rotazioni e utilizzo di strumenti di precisione. Così Sebastiano Conti è riuscito a coltivare riso biologico in asciutta nella piana di Catania

Tecnica in asciutta

La tecnica utilizzata è quella “in asciutta”. Il metodo applicato è il seguente: dopo lo sfalcio della sulla, si applica una leggera aratura nel terreno alla profondità massima di 15 cm a fine Aprile; inizi Maggio viene livellato il terreno, tramite livellatrice laser, con una pendenza dello 0,02 % per svolgere in maniera efficiente l’irrigazione a scorrimento. I terreni vengono concimati utilizzando lo stallatico organico autoprodotto in azienda. In seguito si utilizza una seminatrice di precisione ad aria, con la macchina trattrice che è dotata di un apparecchio satellitare con guida intelligente.
Successivamente, dopo la semina, vengono fatte delle scoline, ad una distanza di 40 metri l’una dall’altra, per facilitare lo scorrimento dell’acqua, considerando che i vari appezzamenti sono lunghi oltre un km. Si inizia così con la prima irrigazione, e poi, in base alle temperature del suolo e dell’ambiente si decide come e quando somministrare altra acqua; di solito vengono effettuate circa 6 irrigazioni lungo tutto il ciclo di coltivazione.
Molti si chiedono come è possibile coltivare il riso in una terra abbastanza avara di precipitazioni come la Sicilia, ma è proprio con questo sistema di irrigazione a scorrimento turnata che si usa circa il 60% in meno di acqua rispetto a quella utilizzata nella coltivazione di riso in sommersione.

Se la rinascita della risicoltura in Sicilia è merito di Giuseppe Manna, che nel 2009 decise di ricreare una risaia nella zona di Leonforte, in provincia di Enna, a Nello Conti va il merito di aver scommesso sul riso biologico. Il primo test risale al 2016 con sei ettari, grazie a un progetto sviluppato in collaborazione con l’Università di Catania (in particolare dal professor Salvatore Luciano Cosentino, direttore del Dipartimento di Agricoltura, alimentazione e ambiente, coadiuvato da Paolo Guarnaccia e Paolo Caruso) e con lo studio agronomico Pappalardo. La stagione 2017 ha visto la semina di 30 ettari con le varietà Carnaroli, Brio e Opale. «È andata molto bene – afferma con orgoglio Nello Conti – abbiamo ricevuto visite di agricoltori piemontesi che sono venuti a osservare il nostro lavoro, rimanendo stupiti dai risultati».

Per coltivare il riso biologico “in asciutta” Conti procede così: «Facciamo un’aratura leggera, non oltre i 15 cm di profondità a fine aprile, inizio di maggio – racconta Sebastiano – poi con una livellatrice laser livelliamo il terreno con una pendenza dello 0,02% (operazione molto importante per l’irrigazione a scorrimento), poi piantiamo con seminatrice di precisione ad aria. Dopo passiamo con l’erpice e in seguito con un rullo dentato, per ridurre il compattamento. In seguito creiamo delle scoline a 40 metri di distanza una dall’altra e pratichiamo la prima irrigazione – continua Nello – poi in base alle temperature del suolo e dell’ambiente decidiamo come e quando somministrare ancora acqua». Dopo la semina Conti non esegue altri interventi fino alla raccolta di settembre. Per la concimazione l’azienda Agribioconti impiega lo stallatico autoprodotto. Un altro aspetto importante della tecnica agronomica sono le rotazioni. Di solito Conti applica la seguente successione: grano, sulla, riso, trifoglio, veccia o grano. Un paio d’anni fa ha piantato per la prima volta il grano tenero. «Grazie a queste rotazioni – sottolinea Conti – abbiamo anche incrementato la sostanza organica». Il terreno della zona è a medio impasto/argilloso.

A proposito di acqua: ma com’è possibile coltivare una coltura come il riso in una terra abbastanza avara di precipitazioni come la Sicilia? Sebastiano Conti rivela un dato sorprendente: «Con il nostro sistema di irrigazione a scorrimento usiamo circa il 40% di acqua in meno rispetto a una coltivazione di mais, sorgo o erba medica».
Per l’approvvigionamento idrico l’azienda è servita da una condotta del consorzio di Bonifica di Catania, ma possiede anche 5 invasi di cinque ettari di superficie ciascuno da cui attinge: «Mai avuto problemi di acqua – assicura Conti – nemmeno la scorsa estate, nonostante sia stata particolarmente arida, proprio grazie alle riserve accumulate nei nostri invasi, collegati da un sistema di tubature sotterranee che ci permette di estrarre l’acqua senza utilizzare pompe e quindi senza consumo di carburante».

E le rese? «La media è di 80 quintali per ettaro – afferma Nello – per la precisione quest’anno abbiamo fatto 60 quintali con Opale e Carnaroli, mentre Brio ha prodotto 110 quintali: una quantità davvero eccezionale».
Per le altre colture, invece, sempre in biologico, le rese medie sono di 45/50 quintali per ettaro per il grano duro con semita stretta: «Invece di 180 kg di semente per ettaro ne usiamo 250. La semina stretta serve anche per contrastare le malerbe, perché la competizione con la coltura è molto più forte e le infestanti non riescono a svilupparsi. In alcune annate particolarmente positive – precisa Conti abbiamo registrato rese quasi pari a quelle del convenzionale».

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